Ossessioni americane by Ossessioni americane. Storia. (Marsilio)

Ossessioni americane by Ossessioni americane. Storia. (Marsilio)

autore:Ossessioni americane. Storia. (Marsilio)
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 123
editore: Marsilio
pubblicato: 2017-08-30T04:00:00+00:00


Alle origini dell’isolazionismo

Alla nascita degli Stati Uniti era necessario inculcare negli americani il culto nazionalistico per l’identità della nuova Repubblica. Gli abitanti delle tredici colonie si erano ribellati all’Inghilterra di re Giorgio III , la maggiore potenza navale dell’epoca, e avevano combattuto per alcuni anni con un esercito di milizie organizzato e guidato dal generale George Washington. Per passare dalla condizione di ex colonie [3], tra loro distanti e disomogenee, all’unità nazionale costruita sulla base di atti di significato storico come la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 e la Costituzione del 1787 fu necessario un intenso lavorìo dedicato a diffondere e consolidare lo spirito nazionalistico senza il quale non sarebbero neppure sorti gli Stati Uniti d’America.

La Repubblica nascente, per riconoscersi come entità federata, adottò alcuni simboli rappresentativi dell’idea nazionale distinta dai territori circostanti in mano alle potenze europee: al sud degli spagnoli; ad ovest dei francesi e a nord degli inglesi. Vi era dunque una ragione per cui i luoghi delle battaglie dell’Indipendenza e le città dove furono firmati i documenti fondativi della nazione furono considerati sacri. I padri fondatori, firmatari dei documenti costitutivi della Repubblica federale, furono proclamati eroi della patria, a cominciare dal comandante dell’esercito federale, George Washington, nominato primo Presidente degli Stati Uniti (1789-1797), e dagli altri costituenti tra cui Thomas Jefferson, futuro terzo Presidente (1801-1809). La bandiera a stelle e strisce adottata nel 1777 fu subito oggetto simbolico di venerazione, e tale è rimasta per l’intera vicenda nazionale, soprattutto nei drammatici momenti come l’11 settembre 2001. A sua volta il motto «E pluribus unum», iscritto nel sigillo presidenziale, significò la volontà di tenere unite le genti di diversa origine di quelle parti del nuovo mondo che si riconoscevano nella bandiera stellata.

L’originario spirito nazionalista degli Stati Uniti fu convalidato dalle idee messe in circolazione dall’élite culturale di un popolo che non aveva una tradizione autonoma se non quella derivante dalle origini religiose delle varie chiese e dal pensiero illuministico circolante nei paesi progrediti. Il mito dell’origine sacra della nazione fu alimentato dall’idea che l’America fosse stata fondata per volontà divina al fine di edificare una «Gerusalemme in terra», indenne dai peccati e dai mali che affliggevano le nazioni europee.

Il mito sull’origine della colonizzazione – il viaggio dei pellegrini sulla Mayflower sbarcati nel 1620 a Cape Cod – si intrecciava con la missione che gli americani avrebbero dovuto assolvere sull’intero continente. Gli Stati Uniti, secondo i padri fondatori, dovevano essere considerati a tutti gli effetti uno Stato fornito dei diritti sovrani, dotato da leggi superiori e dalla geografia del diritto di colonizzare l’intero continente come in effetti avvenne nel corso di un secolo a costo di guerre, stermini di pellerossa, avanzamento della frontiera e trattati commerciali imposti anche con la forza.

Fu proprio Thomas Jefferson, artefice della Dichiarazione di Indipendenza, a teorizzare la separatezza da tutto ciò che rappresentava un legame con gli intrighi e le complicazioni della politica europea. Il Presidente che inaugurò il diciannovesimo secolo era convinto che l’America con i suoi istituti repubblicani e grazie all’isolamento degli



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